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L’ultima sinfonia

Racconti Italiani, Racconti Italiani / No Comment / December 21, 2017

immagine musicale

 

L’ultima sinfonia l’hai suonata il 13 maggio 1998, quando con un tocco leggero chiudesti lo spartito.

Volevi fare il direttore d’orchestra e in un certo senso ci sei riuscito. Da te ho imparato ad apprezzare la musica, le note, i silenzi prima dei grandi finali.

Ma le più belle sinfonie ce le hai suonate in cucina, quando disponevi la tua orchestra: chi ai tromboni, chi ai fiati, chi ai violini. E allora ecco che le cozze danzavano e sibilavano nel lavatoio mentre diligentemente mia sorella le puliva; la mamma squamava il pesce fresco e lo affettava con precisione, traendone cubetti identici; io con i ditini ancora infantili cercavo di sgusciare gamberi e scampi che non ne volevano sapere di uscire dalla loro corazza.

E tu, con sapiente maestria, dosavi gli aromi, le quantità e le diverse qualità, misurando i tempi di cottura come fossero arie musicali. E anche le fragranze che salivano dai fornelli prendevano l’aroma di quelle note.

Per te ogni gesto quotidiano era un’arte. Quante volte sono venuta al lago con te, a pescare d’estate. Sembrava un rito di tempi antichi. La sera preparavi con attenzione le lenze, gli ami, i galleggianti, i mulinelli e riponevi tutto in ordine nella valigetta. Partivamo all’alba, con un filo di luce, e mettevamo nel cestino, che doveva contenere le nostre prede, dei rametti di alloro che dovevano avvolgere e profumare già dall’inizio quello che sarebbe stato il nostro pasto. Quelli che fino a poco prima erano esseri guizzanti liberi nell’acqua sarebbero diventati saporitissimo cibo per le nostre bocche affamate.

Le esche erano pronte; vive e lucenti, si lasciavano afferrare e infilzare nell’amo, dando luogo alle loro ultime danze. Ed ecco che con un lancio perfetto venivano trasportate in un mondo a loro sconosciuto.

Di mattino presto ricomincia la corsa alla vita e a procacciarsi il cibo. E’ il risveglio della natura dopo la calma notturna. E cosi’ molte alborelle, tinche trote, persici rincorrevano quelle prede inaspettate che si paravano davanti ai loro occhi.

Noi non pescavamo più del necessario; solo la quantità utile per il pranzo domenicale, come si usava nei tempi andati.

Era una vita semplice e lieta; attività sane e corroboranti; armoniose note che ancora per me suonano una dolcissima melodia.

 

 

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